Sul palco con …Lara Feleppa

Ha calcato le assi del palcoscenico del nostro teatro, iniziando con esibizioni amatoriali per poi prendere il volo ed esibirsi su altri scenari del territorio romano, ricevendo riconoscimenti e premi…per tornare a trovarci prendendo parte a spettacoli di beneficenza per il Centro giovanile “Madonna di Loreto”.

LARA FELEPPA (nata a Roma il 07/11/1975, per caso perché la famiglia vi era di passaggio, vivendo invece in Campania, a Benevento).

A 10 anni capisce di avere la passione per il teatro, sbirciando Gigi Proietti dietro le quinte del teatro romano di Benevento. Ancora adolescente si iscrive al suo primo laboratorio teatrale “Maloeis”. Frequenta il Liceo artistico e poi si diploma come fumettista presso la Scuola Internazionale di Comics. Tutto ciò confluisce nella sua attitudine ad occuparsi un po’ di tutto sul palco: dai costumi, al trucco, ma soprattutto alla scenografia.

A 18 anni si trasferisce a Roma. Nel 1994 entra a far parte della compagnia teatrale “Il paradiso degli orchi” e vi resta per due anni. Passa quindi alla compagnia “Ripa Grande”, diretta da Mimma Vitalone. Con lei alla regia, nel 2012, vestendo i panni della sig.ra Frola in “Così è, se vi pare” di Pirandello sul palco del Teatro delle Muse, si aggiudica il premio come Miglior Attrice Protagonista alla XVI edizione de “La Settimana del teatro di base”. Tra gli altri spettacoli portati in scena a firma sempre della Vitalone, figurano opere di Eduardo De Filippo (“La lettera di mammà” e “Pericolosamente”) ed ancora Pirandello (“Il berretto a sonagli”, “Lumie di Sicilia”,“Cecè” e “L’altro figlio”, atto unico che Feleppa vanta come cavallo di battaglia, perché le ha dato modo di interpretare il dolore di una madre e moglie in un monologo di una drammaticità straordinaria).

Dal 2000 frequenta il laboratorio teatrale “Murialdo” in cui approfondisce il metodo Stanislavskij. Nel 2007 partecipa allo stage “Ridere non è una cosa da ridere”, tenuto da Roberto Ciufoli. Nel 2008, con “I 7 re di Roma” di Luigi Magni, per la regia di Andrea Antonelli, si è messa alla prova anche nel musical. Il biennio 2016-2017 la vede interprete di svariati recital, scritti e diretti da Augusto Benemeglio presso il Teatro San Timoteo di Casalpalocco-Roma: “Pirandello e l’anima”, Il caso Gesù, “Manzoni e la Misericordia”, “Filumena Marturano” ed “Il violino scordato”- omaggio ad Eduardo.

Attualmente è tra i collaboratori fissi della compagnia teatrale “Anacronismi” fondata ufficialmente nel 2011 da Gabriele Zedde e Mauro Guttoriello, che dal 2014 hanno sfornato uno spettacolo all’anno, ottenendo un discreto successo di pubblico. Con loro – tra il 2019 ed il 2020 – vince tre riconoscimenti, per altrettante interpretazioni dal registro sia comico sia drammatico, durante rassegne-concorso quali “Settimia Spizzichino e gli anni rubati” per la Giornata della Memoria e “Se ridi viene meglio”(sezione Short Stories) sul palcoscenico del Teatro Antigone.

Sul palco del Teatro Don Mario Torregrossa si è esibita più volte, dando il suo contributo artistico anche per serate di beneficenza; ad esempio, nel 2017 ha interpretato il monologo “La lista” tratto da “Il silenzio violato (Se i quadri di Hopper potessero parlare…o cantare)” scritto e diretto da Raffaele Greco.

05/11/2017 Teatro Don Mario Torregrossa: Lara Feleppa nel monologo “La lista” tratto da “Il silenzio violato (Se i quadri di Hopper potessero parlare…o cantare)” scritto da Raffaele Greco per una serata di beneficenza

Anche se per noi sei di casa, raccontaci a quando risalgono i tuoi inizi… Hai qualche aneddoto simpatico da rivelarci?

La mia prima volta su un palco è stata a 4 anni con un saggio di danza classica ed in quell’occasione feci la pipì in scena, forse per “segnare il territorio”: già sapevo bene che quello era un posto che avrei amato per tutta la vita!
Mi sono innamorata del teatro a 10 anni, sbirciando Gigi Proietti dietro le quinte in quei pochi istanti prima di entrare in scena. Era al teatro romano di Benevento e mi stupì vedere come i suoi personaggi venissero fuori in quei pochi passi che separano le quinte dal palcoscenico. Pensai: “Lo voglio fare anche io!”
Un paio di anni dopo, Proietti si esibiva al Teatro Massimo di Benevento, che conoscevo come le mie tasche. A fine spettacolo corsi nel suo camerino con in testa tante cose che avrei voluto dirgli, ma alla fine della corsa, trovandomelo davanti, mi mancò il respiro e riuscii solo a ringraziarlo. A 15 anni mi iscrissi alla mia prima scuola di teatro.

A proposito del legame con il territorio, la tua famiglia ha origini campane: hai mai portato un tocco di Campania nei tuoi spettacoli? Ti sei mai esibita nella terra natia?

Mio padre è di Pietrelcina ed ho vissuto a Benevento fino ai 18 anni. Dopo il primo laboratorio teatrale non mi sono più esibita a Benevento e la prima volta è stata ad agosto della scorsa estate con “La notte delle stelle farfalla” , un racconto del mio amico scrittore Alfredo Martinelli , con cui abbiamo creato una serata di racconti e musica nello splendido scenario del Parco Colesanti di Pietrelcina (BN). Devo dire, però, che il dialetto o l’accento campano lo sfodero sempre all’occorrenza; ad esempio l’ho sfruttato nei tre monologhi di “Filumena Marturano” che ho interpretato durante un recital dedicato ad Eduardo De Filippo, scritto e diretto da Augusto Benemeglio nel Teatro S.Timoteo del quartiere romano Casalpalocco, qui nella mia zona (ndr. si tratta de Il dialogo con la Madonna delle rose, il ricordo dei Bassi di Napoli in cui la protagonista era nata e vissuta, I figli nun si pavano e la fine catartica del dramma, quant’è bello chiagnere).

Interprete di tre monologhi tratti da “Filumena Marturano” in una serata dedicata ad Eduardo De Filippo, per la regia di Augusto Benemeglio

C’è un rito a cui non rinunci mai prima di entrare in scena?

Prima di andare in scena divento terribile! Lo sa bene la mia Compagnia “Anacronismi”. Sono sempre molto calma, ma estremamente metodica e “precisina”: tengo molto alla tecnica, alla dizione e che le cose siano fatte bene. La tecnica è alla base; se c’è quella, poi, puoi creare tutto ciò che vuoi. Prima che si alzi il sipario, mi chiudo in una specie di bolla per concentrarmi; inizio a prendere possesso del palco con camminate al limite della follia, soprattutto se sto portando in scena qualcosa di drammatico.

Nel maggio 2012, alla XVI edizione de “La Settimana del teatro di base“, sul palco del Teatro delle Muse sei stata premiata come Miglior Attrice Protagonista per l’interpretazione della signora Frola in “Così è, se vi pare” di Pirandello. Si tratta del tuo primo premio ricevuto. Che emozione hai provato?

Credo che il personaggio della signora Frola sia stato il più difficile che abbia interpretato. Ero davvero convinta di non farcela, ma la mia regista di allora, Mimma Vitalone, ci ha creduto prima di me, per cui quando poi sono stata premiata è stata una soddisfazione ancora più grande, perché sudata ed inaspettata.

Una carrellata in video sui lavori teatrali di Lara Feleppa:

Ci siamo lasciati alle spalle il 2020, un anno molto particolare per tutti. Raccontaci come lo hai vissuto. Che impatto ha avuto su di te?

Diciamo che quest’ultimo anno, non potendo portare in scena spettacoli interi, mi sono dedicata ai concorsi, cercando di mettermi alla prova con testi sia comici che drammatici e devo dire che ho avuto almeno la soddisfazione di portarmi a casa 3 riconoscimenti. Le mie interpretazioni premiate come Miglior Attrice riguardano gli spettacoli “Eccoli”, portato in scena al Teatro Antigone all’interno del concorso “Settimia Spizzichino” per la giornata della memoria, “Shark in love” un altro corto teatrale scritto e diretto da Gabriele Zedde della Compagnia teatrale “Anacronismi” ed infine il monologo “A che piano si divorzia?”, sempre di e per la regia di Zedde, per la settima edizione della rassegna “Se ridi viene meglio” ancora al Teatro Antigone. Pensa che quest’ultimo premio l’ho ricevuto ad ottobre, il giorno prima della chiusura dei teatri!

Permetti una piccola incursione nel tuo privato. Come si concilia con il teatro la tua attività creativa di elementi d’arredo firmati LARt’s. ed il tuo essere mamma di due bambine ancora piccole?

Premetto che in teatro mi piace saper fare un po’ tutto: costumi, trucco, ma soprattutto scenografia. Ho studiato al Liceo artistico e poi alla Scuola Internazionale di Comics, per cui unire le cose in un certo senso viene naturale. LARt’s è qualcosa che sta nascendo adesso, negli ultimi mesi soprattutto, ed al momento sta tentando di farmi sentire meno la mancanza del mio grande amore: il teatro. Parlando di grandi amori, mi chiedevi anche delle mie bimbe…In casa, hanno sempre respirato teatro ed arte in generale. La mia seconda figlia è stata in scena nel mio pancione e poi, da neonata, è sempre venuta con me e l’allattavo in camerino. Entrambe seguono tutte le nostre prove, tanto è vero che Alice, la più grande, sta frequentando la CDS Academy proprio qui al Teatro Don Mario Torregrossa!

Quali sogni vorresti ancora realizzare nella tua vita sia artistica sia privata?

Oltre a sognare di portare un grande spettacolo nella mia città di origine, il mio più grande sogno è quello di interpretare Eusebia in Rugantino…io ci spero sempre! Il mio sogno privato è di essere sempre capace di apprezzare ciò che la vita mi regala, perché credo sia l’unico modo per trovare la serenità.

Per concludere, parlaci del video sugli anni ’80 al quale hai prestato la tua voce.

Il video “Perché siamo nostalgici degli Anni ’80” è nato in quarantena per una puntata di una web radio in cui si parlava di quegli anni. Si è trattato di un esperimento, condiviso insieme a Vincenzo Manganiello (il jesterr dj che lo ha montato e ne ha scelto il testo). Mi è piaciuto molto farlo, perché ho capito che – proprio nei momenti in cui si è privati di tante libertà – si può imparare qualcosa che non sapevamo di noi stessi; nel mio caso, ho capito che forse posso lavorare ancora di più sulla voce! Così mi sono prestata anche alla lettura di alcuni racconti del mio amico scrittore Alfredo Martinelli.

RINGRAZIAMO LARA, AUGURANDOLE DI CONTINUARE AD ESPLORARE NUOVE POSSIBILITA’ ARTISTICHE IN ATTESA DI TORNARE SUL PALCO.

Margherita De Donato