Breve intervista con l’autore ed interprete del recital che il 4 e 5 maggio sarà sul palcoscenico del Teatro Domma, con l’accompagnamento musicale di Paolo Migani.
Attore-regista-sceneggiatore, Angelo Orlando è protagonista dello spettacolo di monologhi e musica “QUASI UN DIARIO“, che nasce molti anni fa da un’agenda avuta in regalo dal padre con l’invito a scriverci tante belle poesie. A distanza di più di quarant’anni dal suo primo ‘quasi diario’ ecco il recital: sono parole nate dall’ispirazione del vissuto e accompagnate dalla musica del tempo e dei ricordi. Si parte da una storia d’amore esaurita, per poi trattare il tema dell’amicizia, aneddoti di vita, appunti di viaggio e incontri importanti, con spunti comici e di riflessione. Fino ad arrivare al gioco dei perché e alle domande cruciali: perché abbiamo paura? Perché siamo felici?
L’artista ha esordito nei cabaret romani, poi è approdato in tv – nel 1988 al fianco di Renzo Arbore e anni dopo di Maurizio Costanzo – e nel 1990 al cinema grazie a Fellini con “La voce della luna”, cui ha fatto seguito il premio David di Donatello nel 1992 come Miglior Attore non protagonista di “Pensavo fosse amore…invece era un calesse” di Massimo Troisi.
Lo abbiamo intervistato in prossimità della sua esibizione al Teatro Domma, accompagnato da Paolo Migani alla chitarra in un mix di monologhi e musica.
Ecco quanto Angelo Orlando ci ha raccontato…
Come nasce e di che cosa parla “Quasi un diario”? A quale tipo di pubblico pensavi quando lo hai scritto?
QUASI un DIARIO, lo dice il titolo, è un insieme e una raccolta di impressioni molto personali, di poesie, favole, esperienze, episodi da cui ho tratto nel tempo una sequenza di pagine da leggere, da proporre in chiave teatrale con confidenzialità a un pubblico che voglia mettersi in ascolto di qualcosa di speciale, in cui possa incontrare occasione di rispecchiarsi intimamente.
Sei un attore-regista-sceneggiatore di teatro e cinema. Cos’è per te il palcoscenico?
Il palcoscenico è sempre stato per me uno scoglio da superare. Tendenzialmente, di natura, non mi è mai piaciuto mettermi in mostra, quindi ha rappresentato anche la possibilità di superare la mia timidezza e pigrizia. Col tempo è diventata un’occasione di entrare nel mondo della mia fantasia attraverso una finestra da aprire con consapevolezza, con rispetto. Soprattutto quando scrivo pensando al teatro, questa occasione è vissuta con sacralità, restando sempre in ascolto del mistero delle parole, che si mettono in sequenza al posto giusto e formano ciò che si dovrà poi mettere in scena. Il palcoscenico è il luogo di un altrove da immaginare al momento della scrittura e da affrontare con rispetto, quando arriva il momento di rappresentare ciò che hai scritto.
Hai esordito nei cabaret romani. Si dice che chi parte dal palcoscenico abbia una marcia in più, anche quando si avvicina al cinema ed alla televisione. Cosa ne pensi?
I tempi del cabaret sono per me i tempi del mio inizio di questa avventura nel mondo del cosiddetto spettacolo. Ho avuto la fortuna di essere al punto giusto nel momento giusto e di fare gli incontri giusti. Sono arrivato subito alla televisione. Sono tanti i programmi televisivi che appaiono nel mio curriculum (ha fatto 120 puntate di “International Doc Club – musica dal vivo” per RAI 2 con Renzo Arbore; a seguire è stato co-protagoniste delle serie “Non Lasciamoci Più” e “Ma il portiere non c’è mai?” e dal 2003 al 2005 è stato ospite del Maurizio Costanzo Show, ndr). Non so se il fatto di aver cominciato col cabaret mi abbia dato quella marcia in più, ma so che quel periodo è stato decisivo: una sorta di scuola, quella palestra necessaria per saper affrontare poi questo mondo, in cui nulla è mai scontato.
Cosa ti ha lasciato l’incontro professionale con registi e attori come Fellini e Troisi?
L’esperienza sul set de “La voce della Luna” è stata sicuramente importante. Quando vivevo quel presente, però, non mi facevo domande. Col tempo ho capito che l’incontro con Fellini è stato fondamentale per una mia ricerca personale. L’ho capito solo col tempo però, cioè dopo che il cammino d’artista mi ha portato a pormi delle domande. Se a un certo punto non arriva il tempo delle domande, significa che le stai solo rimandando. Le domande a te stesso sono importanti. Altrimenti non hai capito ancora che sei un artista e ti accontenti di fare intrattenimento. Troisi mi ha lasciato due cose fondamentali. Un enorme senso di vuoto da riempire con la passione e la costanza e poi l’importanza di sentire la poesia e l’amore nel nostro lavoro. Un giorno gli chiesi perché avesse deciso di mettere la scena di un film di fantascienza, nel suo film che parlava d’amore. Forse a qualcuno è sfuggito che in “Pensavo fosse amore…” (quando Tommaso è in mutande, disteso a letto da solo, affranto per essere stato lasciato da Cecilia) c’è una scena in cui dalla tv si vedono le immagini di un film in bianco e nero e si sentono le voci dei personaggi. Questo film è “L’invasione degli ultracorpi” di Don Siegel. Con mia enorme sorpresa, Massimo mi rispose: “Perché l’invasione degli ultracorpi per me è la più bella storia d’amore che sia stata raccontata al cinema”. Penso spesso alle parole di Massimo, ai messaggi segreti che ha seminato in “Pensavo fosse amore…”. Troisi sentiva forte dentro di sé l’urgenza di chi ha la responsabilità e la possibilità di avvisare i suoi contemporanei del pericolo della chiusura di una società che annichilisce l’essere umano, lo rende un automa incapace di amare.
sabato 4 maggio (ore 21) – domenica 5 maggio (ore 17)
Chissà come sarebbe stata la vita di questo artista se non avesse incontrato personaggi del calibro di Fellini, Troisi e tanti altri che lo hanno illuminato dal punto di vista professionale ed umano. Persone, maestri che gli hanno regalato un po’ della loro passione, del loro amore per l’arte e la vita. Anche ricordando loro, Angelo Orlando ha pensato a qualcosa e quell’idea piano piano si è allargata nella sua mente e lo ha invaso al punto che ha dovuto scriverla…così ha preso il via questa sequenza di impressioni personali proposte in chiave teatrale.
Margherita De Donato
Non ci resta che invitarvi a venire ad assistere a QUASI UN DIARIO
Prenotazioni anche via WApp al cell. 3286077138 ; email: teatrodomma@gmail.com
ORARIO BOTTEGHINO: 16:00 – 20:00 dal Lun al Ven