Romano, attore di prosa, cinema e televisione, regista teatrale, Antonello Avallone si cimenta con il famoso monologo di Alessandro Baricco, da cui è stato tratto il film “La leggenda del pianista sull’Oceano”. Un atto unico di novanta minuti intrisi di elementi poetici, capaci di toccare gli animi degli spettatori.
L’artista veste i panni di Tim Tooney, che racconta la storia del suo migliore amico e fenomeno della musica vissuto sempre sul piroscafo Virginian. Il suo nome è Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento (noto semplicemente come Novecento) ed è impossibile non esserne rapiti. E’ nato su quell’imbarcazione ed è incapace di scenderne per affrontare la vita sulla terraferma.
La musica, quella che “suona perché l’oceano è grande e fa paura” è l’intera sua vita. E’ una musica che può suonare attraverso 88 tasti, una musica infinita attraverso uno strumento finito. Questa è l’unica musica che Novecento sa suonare. La vita vera è tutta un’altra cosa, tutta un’altra musica…
Lo spettacolo teatrale è come un concerto in cui ci si muove a tempo e si veicolano emozioni.
Avallone firma anche la regia dello spettacolo. Come ha dichiarato in un’intervista, sono due gli elementi che lo aiutano sempre nel suo ruolo di regista: “l’essere stato un batterista e l’essere un matematico, per cui l’equilibrio è fondamentale sulla scena, perché deve essere tutto a tempo e armonico. Lo spettacolo è un piccolo concerto dove cerco di restituire al pubblico l’emozione che ha suscitato in me una certa lettura. È semplicemente il nostro mestiere”. In questo caso è la lettura di una leggenda inventata da Alessandro Baricco, che nell’incipit del suo libro (datato 1994 e da lui stesso definito “un testo che sta in bilico tra una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce”) annotò: “A me sembra una bella storia, che valeva la pena di raccontare. E mi piace pensare che qualcuno la leggerà”. Lo scrittore non avrebbe mai potuto immaginare che nel 1998 il cineasta Gabriele Salvadores ne avrebbe addirittura tratto un film vincitore di numerosi premi, tra cui vari Nastri d’Argento, David di Donatello, Ciack d’oro ed un Golden Globe nel 2000.
Novecento è uno straordinario racconto, un teatro di narrazione che incanta perché sa cogliere l’anima del mondo.
La storia di un pianista eccezionale, capace di suonare una musica meravigliosa.
NOVECENTO può essere la metafora della condizione dell’artista, che non sa riconoscersi nei punti di riferimento e negli stili di vita tradizionali, sempre a metà strada tra mondi diversi, capace di parlare solo attraverso la sua arte.
16 dicembre (ore 21:00) e 17 dicembre (ore 17:00)
ANTONELLO AVALLONE ha compiuto varie avventure teatrali: quella del Teatro dei Cocci a Testaccio dalla stagione 1993-’94 e, quando questa struttura fu abbattuta per far posto al nuovo mercato nel 2004, non volle demordere e nel 2006 rilanciò il decaduto Teatro dell’Angelo – inaugurato nel 1995 da Vittorio Gassman in zona Prati – rimanendovi per una decina di anni. Anche questo spazio ha finito per chiudere definitivamente i battenti nel 2020 per far spazio ad un supermercato e Antonello Avallone, con caparbietà, ha voluto ripartire da un altro luogo della cultura, il Flaiano, teatro ormai storico – un piccolo gioiello alle spalle di Palazzo Altieri, dove abitava la grande Anna Magnani – di cui inaugurò la stagione 2018-2019. Come interprete teatrale Avallone vanta al suo attivo spettacoli con registri diversi, da “Il berretto a sonagli” di Pirandello a quelli comici, spaziando dall’America di Woody Allen in “Central Park West” alla Napoli di Eduardo Scarpetta, Totò e De Filippo, in una panoramica globale e versatile di tutte le espressioni del riso e del sorriso.
Margherita De Donato