Proseguiamo lo spazio interviste, incontrando un giovane tenore lirico, con il passato di performer in vari musical della compagnia teatrale Compagni di Scena, di cui è tra i fondatori, nonché presidente dal 2016, dopo che si è costituita in associazione culturale.
DANIELE ADRIANI (nato a Roma il 24/07/1988) ha intrapreso la carriera artistica nel Coro di Voci Bianche di Musica per Roma sotto la direzione del M°Claire Gibault. Fin da bambino ha ricoperto ruoli da protagonista: nel 2001 Pollicino nell’omonima opera di H.W. Henze con la regia di Daniele Abbado; nel 2002 Hansel (“Hansel und Gretel” di E. Humperdinck) al Teatro Nazionale di Roma con la regia di Simona Marchini, l’Enfant (“L’enfant et les Sortileges” di M. Ravel) al Theatre du Chatelet di Parigi ed infine il Pastorello nella “Tosca” di G. Puccini, firmata da Franco Zeffirelli e portata in tournée a Mosca dal Teatro dell’Opera di Roma.
Dopo la laurea in Economia Aziendale, ha ripreso gli studi di canto, frequentando l’Opera Studio all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Continua il suo perfezionamento presso l’Accademia d’arte lirica di Osimo e tramite questa partecipa ad un scambio culturale Italia-Russia presso lo Young Artist Programme del Bolshoi Theatre di Mosca. Nel 2018 ha conseguito il diploma accademico di II livello in Canto nel Teatro Musicale presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.
Nel suo brillante curriculum, figurano i ruoli:
nel 2016 Gigione nel “Re Enzo” di O. Respighi per il XVI Festival Pergolesi Spontini di Jesi ; Il Presidente (Aldo Moro) nell’opera “Un’infinita primavera attendo” di S.Cappelletto con musiche di D.Carnini, eseguita in prima assoluta per il centenario dalla nascita di Aldo Moro su commissione dell’Accademia Filarmonica Romana e dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.
Nel 2017 è Il giovane di piacere ne “Il Colore del Sole”, opera contemporanea di L. Gregoretti, tratta dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri al Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena; Raimondo e Il Commendatore nel dittico di N. Rota “I due timidi” e “La notte di un nevrastenico” per il IX Reate Festival; Tancredi nei madrigali drammatici “Il combattimento di Tancredi e Clorinda” di C. Monteverdi e “Tancredi appresso il combattimento” di C. Ambrosini su drammaturgia di V. De Vivo, eseguito in prima assoluta per il 54º Festival di Nuova Consonanza. Nel 2018 è Ferrando in “Cosi fan tutte” di W. A. Mozart al Teatro Ridotto dell’Aquila; Borsa in “Rigoletto” di G.Verdi; Il Cavaliere ne “Le metamorfosi” di Pasquale di G. Spontini al Teatro Pergolesi di Jesi; Il Marchese di Carabà nell’opera “Il gatto con gli stivali” di N. Scardicchio presso il Teatro Petruzzelli di Bari. Nel 2019 debutta al Teatro Regio di Torino nel ruolo de La Volpe nel “Pinocchio” di P. Valtinoni; è tenore solista nella Sinfonia N°9 di L. Beethoven al Teatro Nazionale di Sarajevo e Tamino nel “Die Zuberflöte” di W.A. Mozart per il Festival Lirica in Piazza di Massa Marittima.
Come è nata la tua passione per la musica e per il canto? Quante ore della giornata dedichi allo studio?
La passione per il canto l’ho avuta subito. Me l’ha trasmessa mio padre che, oltre ad avere una bellissima voce, ama profondamente la musica, in particolar modo l’opera lirica italiana. Da bambino lo ascoltavo nei suoi recital di Tosti o della canzone napoletana e mi portava Caracalla a vedere la “Tosca” e “Andrea Chenier“! Poi ho scoperto che, oltre alla passione, mi aveva trasmesso anche la voce e così ho iniziato a studiare. Come ogni disciplina, il canto ha bisogno di uno studio serio e quotidiano. Di base cerco di allenarmi almeno 2 ore al giorno, ma nei periodi di produzione o di preparazione ad un’opera, il numero delle ore cresce.
Negli ultimi anni hai calcato palcoscenici sempre più importanti, tra cui il Teatro Petruzzelli di Bari (Il gatto con gli stivali, 2018) e il Teatro Regio di Torino (Pinocchio, 2019). Qual è stato l’ultimo spettacolo che ti ha visto in scena prima dell’emergenza Coronavirus?
Purtroppo l’emergenza Covid-19 ha interrotto una fase molto intensa di lavoro. Quando è scattato il lockdown mi trovavo a Lucca, presso il Teatro del Giglio, per la produzione di “Napoli Milionaria” di Nino Rota. Eravamo alla fine delle prove di regia ed avremmo di lì a poco iniziato le prove di assieme con l’orchestra, quando ci hanno dato la comunicazione che la produzione era stata annullata, insieme alle repliche di Livorno e Pisa di fine marzo. Successivamente avrei dovuto essere a Verona e Legnano per una serie di concerti su Beethoven insieme ad Elio (Stefano Belisari) e al San Carlo di Napoli per l’opera “L’amour des trois oranges” di Sergej Prokof’ev. Purtroppo non so se queste produzioni importanti verranno riproposte dalle direzioni artistiche nelle prossime stagioni, ma cerco di andare avanti nella mia preparazione e crescita, per farmi trovare pronto in vista della riapertura dei teatri.
C’è un’opera alla quale sei particolarmente legato? Se sì, perché?
Sì, è la “Tosca” di Giacomo Puccini. Il motivo è che sia io che mio padre, da bambini, abbiamo interpretato il ruolo di voce bianca del Pastorello, che all’inizio del terzo atto canta un piccolo stornello romanesco alla sua amata. Papà lo fece nelle stagioni del 1963 e 1964 al Teatro dell’Opera di Roma, in quelli che erano gli anni d’oro della lirica, insieme ad alcune delle più belle voci dell’opera italiana, tra cui Giuseppe Di Stefano ed Anna Moffo. Io l’ho interpretato nel 2002 a Mosca, con la coppia Daniela Dessì e Fabio Armiliato nelle vesti di Floria Tosca e del cavaliere Mario Cavaradossi, ruolo quest’ultimo che spero di interpretare presto in teatro.
Ci puoi parlare del personaggio che ti ha posto maggiori difficoltà a livello interpretativo e vocale?
Sicuramente quello con cui mi sono confrontato in modo molto complesso, data l’importanza e lo spessore del personaggio stesso, è stato il Presidente Aldo Moro, che ho avuto l’onore di interpretare nell’unica opera lirica a lui dedicata: “Un’infinita primavera attendo”, libretto di Sandro Cappelletto e musica di Daniele Carnini, commissionata nel 2016 dall’Accademia Filarmonica Romana e dalla Treccani. L’opera è stata trasmessa il 09/05/2020 in seconda serata su Rai5 per ricordare il 42esimo anniversario della morte dello statista, e resterà disponibile su RaiPlay. Mi ricordo che per preparare il ruolo vidi tutti gli speciali che la Rai aveva fatto sugli anni di piombo e sul rapimento Moro, oltre a leggermi molti dei suoi discorsi politici più famosi. Questo solo per riuscire a confrontarmi con il personaggio. Poi ho lavorato sulla parte musicale, contemporanea che è molto difficile.
Che lavoro avresti fatto, se non fossi diventato un cantante lirico?
Sono laureato in Economia Aziendale e prima di dedicare la mia vita professionale al canto e al teatro musicale lavoravo come consulente finanziario in banca. Avevo 25 anni. Probabilmente mi sarei fermato lì se non avessi avuto dentro di me il fuoco sacro della musica. Legare la parte economica al teatro è diventata ora la mia seconda passione; per questo ho creato insieme al mio amico e professionista del settore teatrale Marco Mininno ed altri giovani del nostro territorio, l’Associazione Compagni di Scena, che da anni produce spettacoli presso il Teatro Don Mario Torregrossa con il quale ha una sinergia importantissima. La direzione artistica ed amministrativa è il mio ruolo principale in Compagni di Scena oltre ad esserne il presidente. Da ottobre, Covid-19 permettendo, avvieremo anche la CDS Academy presso i locali del Teatro Don Mario Torregrossa, per trasmettere le nostre esperienze professionali ai più giovani e creare un vero e proprio polo culturale per il X Municipio di Roma.
Concludiamo chiedendoti qual è il tuo sogno nel cassetto, sia nella tua vita professionale sia nella sfera privata…
Il mio sogno nel cassetto a livello professionale è di cantare al Metropolitan di New York, il teatro che ha consacrato e passato alla storia i più grandi tenori del passato da Caruso a Franco Corelli. Nella sfera privata invece il mio sogno l’ho già realizzato e si chiama Lucrezia.
RINGRAZIAMO DANIELE, AUGURANDOGLI IN BOCCA AL LUPO PER LA SUA CARRIERA E PER UN FUTURO CON I FIORI D’ARANCIO.
Margherita De Donato